Il CEO di Simex parla di innovazioni sostenibili e formazione specializzata per affrontare le sfide del settore construction in Italia.

 

Quali investimenti avete pianificato e quali innovazioni introdurrà la vostra Azienda nel prossimo futuro, in particolare con riferimento a digital innovation e sostenibilità?

Simex negli ultimi anni ha investito moltissimo su tutte quelle tecnologie che prevedono la combinazione tra innovazione e sostenibilità. In particolare, nel mondo del recupero in sito di materiali di scarto abbiamo fatto enormi passi in avanti, sia con l’ampiamento delle gamme di benne per demolizione secondaria e vagliatura, sia con la rigenerazione del conglomerato bituminoso nei cantieri stradali con ART 1000.

Perché ha scelto Paving Show e Veronafiere e che cosa si aspetta dalla manifestazione

Simex partecipa al Samoter dal 1993, perché crede che sia la fiera di riferimento per il mondo del construction in Italia. Partecipare quindi anche a eventi collaterali di avvicinamento alla kermesse veronese sarà senz’altro proficuo, a maggior ragione perché il Paving Show è focalizzato sull’ambito stradale, settore all’interno del quale siamo nati e che conosciamo bene, avendo in gamma oltre 40 modelli solamente tra frese ed escavatrici per manutenzione, ripristini e scavo di trincee.

Quali sono le principali criticità del settore e come è possibile superarle? Vi sono difficoltà nella reperibilità, nella formazione, nella sicurezza e come è possibile migliorare? Quali strumenti ritiene più efficaci e come declinarli?

Il problema è duplice: da un lato si assiste ad una crescente difficoltà nel reperire risorse umane da formare e far crescere professionalmente, dall’altro sono gli stessi formatori a mancare, figure di riferimento per il settore, capaci di coinvolgere e far appassionare i ragazzi.

Alcune aziende e associazioni di categoria stanno provando a colmare questo vuoto, unendo le attività in aula a prove sul campo, facendo testare macchine e attrezzature ai corsisti, mostrando la grande varietà di tecnologie di cui il settore dispone e che troppo spesso non vengono del tutto considerate.

La stessa Simex, negli ultimi anni, ha investito in questa direzione, proponendosi sempre di più come “hub” formativo mettendo a disposizione di costruttori e partner commerciali la propria struttura e i propri spazi, tra momenti didattici in aula e prove operative nell’area demo.

A San Giovanni in Persiceto ospitiamo corsi di training e formazione in presenza, offriamo la possibilità di verificare “sul campo” le potenzialità delle nostre attrezzature e, naturalmente quelle garantite dall’abbinamento con le macchine operatrici di vari marchi presenti sul mercato. Lo scopo è diventare sempre più un “fulcro formativo” di riferimento nel settore delle attrezzature e delle macchine movimento terra.


Formazione: cosa si aspetta dal Paving Show e quali suggerimenti/esigenze ha per un ritorno positivo della manifestazione?

Confidiamo molto sulla presenza degli Enti Locali per poter diffondere capillarmente la tecnologia ART 1000 per il ripristino a freddo e in sito dei dissesti stradali superficiali, in un’ottica sostenibile e a basso impatto ambientale: si tratta infatti di una attrezzatura che sfrutta solo il materiale presente in cantiere, senza l’aggiunta di bitumi vergini, garantendo un ripristino veloce e duraturo.


Come vede il futuro del settore? Quali saranno i driver per una crescita del settore?

L’asfalto è un elemento altamente riciclabile, anche più volte. Il suo corretto recupero sarà quindi uno dei driver dell’indotto nel prossimo futuro. Come Simex ci stiamo impegnando in tal senso, come già detto prima, nel portare avanti tecnologie quali ART 1000 che guardano in questa direzione.


Che indicazioni, suggerimenti o richieste ritiene di dover dare alle istituzioni per sostenere l’espansione del settore?

Ci auguriamo che le istituzioni comprendano l’importanza del recupero degli inerti e del fresato d’asfalto all’interno di opere infrastrutturali e stradali, perché ad oggi la parte normativa che inquadra il recupero a freddo del conglomerato bituminoso resta quanto mai farraginosa e difficilmente applicabile.